Il dramma dei ragazzi senza padre

Ragazzi che crescono senza padre sono più ricettivi alle depressioni e più inclini all’abuso di droghe o all’iperattività. Questi sono i risultati di uno studio attuale di medici, presentati ad un congresso internazionale. Figli senza padri sono, in un certo senso, un fenomeno nuovo. Oggi, ogni quinto bambino, ha solo un genitore, e nell’85% dei casi questo è la madre. Questo dato di fatto è la conseguenza di separazioni, relazioni temporanee e non consolidate e famiglie allargate. Gli scienziati hanno potuto comparare i loro risultati con un’ epoca storica. Nel periodo della seconda guerra mondiale e nel dopoguerra quasi un terzo dei ragazzi si trovava senza padre, o perché era al fronte, o disperso, o deceduto. Tra i ragazzi nati negli anni dal 1933 al 1945 suddette conseguenze sono analoghe, anche 50 anni dopo.

Matteo Franz, professore e medico specializzato in medicina psicosomatica ne deduce: “I padri sono insostituibili quando i ragazzi sono alla ricerca del proprio ruolo nella vita”. Sono loro a trasmettere i metodi maschili di risolvere problemi e aiutano a staccarsi dalla madre. Anche se potrebbero subentrare diverse figure maschili per assumere i compiti di padre, Franz vede delle problematiche. Anche negli asili e nelle scuole i ragazzi hanno a che fare soprattutto con donne. Nelle scuole vengono trascurati, le caratteristiche femminili diventano la norma, e sono ostacolati a “vivere il loro essere maschi”. Così le voci al congresso.

Come sempre, al posto di un dispendioso congresso, sarebbe stata di aiuto anche un’occhiata alla parola di Dio. La famiglia è un’istituzione inserita e protetta da Dio a ragion veduta. La sessualità al di fuori del matrimonio è negata e nella relazione coniugale ognuno ha compiti chiaramente definiti. Qui sia anche detto che è un equivoco il parere, che il cristianesimo voglia svantaggiare le donne e sottometterle agli uomini. L’uomo detiene più che altro la responsabilità per sua moglie e i suoi figli. Una famiglia può funzionare solo se l’uomo percepisce la sua responsabilità e la donna la riconosce. Le donne all’interno del matrimonio e della famiglia hanno compiti diversi, ma non meno importanti di quelli dell’uomo. Entrambi contribuiscono alla giusta educazione dei loro figli. Non si può rinunciare a nessuno dei due genitori. La prima lettera ai Corinzi (Capitolo 7,3-5 e capitolo 11,3-10) così come la prima lettera a Timoteo (Capitolo 3,4) si concentra su questi argomenti. Che per noi la cosa migliore sarebbe dare retta all’ordinamento divino, si capisce da sé.

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