Un Ultrà Jean Papadopoulos

Ciao, mi chiamo Jean e prima facevo parte degli Ultras. Il senso della mia vita era quello di distuggere ciò che altri avevano costruito. Ciò che rallegrava gli altri, era una spina nell’occhio mio.
La mia vita spesso è stata un fallimento,sia a scuola sia al lavoro.Non facevo nulla di buono e finivo sempre con l’essere buttato fuori.
Inoltre soffrivo a motivo delle mie due nazionalità (tedesca, greca). Né sapevo chi ero, né sapevo da che parte stare.Non mi sentivo né tedesco né greco e così soffrivo molto di solitudine. Pensavo spesso di essere tra i più sfortunati e che tutti gli altri stavano meglio di me. Poi, verso la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80, quando i punk e i naziskin a presero piede, mi sentii fortemente attirato da loro. Provai a stare in tutti e due i tipi di gruppi, ma decisi di rimanere con i naziskin.
Lì a nessuno interessava chi eri, la cosa essenziale era compiere atti di vandalismo. Avevamo scoperto una grande preferenza per lo stadio di calcio. A me interessava poco il gioco in sè stesso; il mio vero interesse era la situazione che si veniva a creare: l’atmosfera, l’azione, gli eccessi… La mia vita si aggirava intorno al calcio, e così diventai un ultras. Inizialmente mi piaceva condurre una vita da fuorilegge senza dover lavorare e senza avere altre responsabilità.
Facevo solamente quello che volevo, ma poi neanche in questo trovai più qualcosa di nuovo e stimolante. Sapevo anche che la cosa non poteva andare avanti così. La vita non poteva consistere solamente nell’andare allo stadio e compiere atti di vandalismo. Sentivo di non avere nessuna prospettiva per il futuro. Ma la vita doveva essere molto di più di quello che avevo vissuto fino ad allora. Non avevo voglia di finire così come diceva Janis Joplin in una delle sue canzoni:

«Vivi poco, intensamente e muori da giovane».

 Volevo diventare anziano, con una famiglia, ecc.. Ma non riuscivo a immaginarmi come questo avrebbe potuto funzionare nella mia vita. Non avevo niente, né un diploma o una professione, né la patente e neppure una casa. Qualche volta vivevo di quà, qualche volta di là, così era la mia vita.A volte ero depresso, altre volte aggressivo, in base al tipo di droga che prendevo (hascisc o alcol). Comunque, sempre disorientato e senza meta. Poco prima di compiere 18 anni mi beccarono durante un furto e mi misero dentro. Per quasi due anni fui messo fuori circolazione e in questo periodo ebbi tempo per riflettere. Decisi di iniziare una nuova vita dopo che sarei stato rilasciato dal carcere. Con tante nuove idee e del tutto motivato lasciai il carcere. Ma appena riacquistata la libertà il mio passato mi raggiunse e tornai come prima. Anzi, peggio. I miei amici mi raccontarono tutto ciò che era successo nel frattempo, cosa che mi fece provare un forte bisogno di dover recuperare tutto ciò che mi ero perso.Così dopo 5 mesi di libertà finii in carcere per altri 16 mesi. In quella situazione persi l’ultima speranza di iniziare una vita normale.Decisi di buttare via qualsiasi concetto morale e di fare più grana possibile dopo il mio rilascio, non importava in quale modo. Ero stufo di vagabondare come uno scemo, senza mai un centesimo in tasca, con un cuore vuoto e di finire sempre in carcere. Stavo per precipitare, ma in mezzo a tutti questi miei piani nuovi, Dio entrò nella mia vita improvvisamente. Ogni qual volta ero da solo nella mia cella coricato sul letto e pensavo al mio futuro, nei miei pensieri mi immaginavo mentre precipitavo da una montagna e poco prima dell’urto mi spaventavo fortemente. Questa scena si ripeteva continuamente nei miei pensieri, ma poi ad un tratto questa immagine subì un cambiamento . Ogni volta che precipitavo da questa montagna non mi dirigevo più verso la morte perché dalla montagna usciva un ramo che era abbastanza spesso per poterlo afferrare e abbastanza robusto per sorreggermi dalla caduta.

Afferravo il ramo e con la spinta che avevo a causa della discesa andavo su e giù. E ogni qual volta mi trovavo in basso riuscivo a vedere una grotta in cui vedevo Gesù bambino nella mangiatoia e tutte le altre cose che solitamente fanno parte di quella scena. In quel momento non capii molto, ma alcuni mesi dopo avrei compreso che Gesù sarebbe diventato il sostegno della mia vita. Comunque sia, iniziai a riflettere su Gesù, cercando di ricordarmi ciò che sapevo ancora di Lui e qualche volta pregai. Il pensiero e il desiderio di conoscere Dio diventò sempre più forte ma non sapevo come fare. Dio era così lontano e la Bibbia un enigma. E poi…chissà se Dio voleva aver a che fare con me!! Tutto som – mato avevo condotto una vita senza di Lui e avevo fatto quello che volevo. Dopo il mio trasferimento in un altro carcere, una guardia carceriera mi chiese se volevo frequentare uno studio biblico.Acconsentii e fu lì che venni a conoscenza di Dio e di Suo Figlio Gesù Cristo. Appresi che noi uomini siamo peccatori e destinati all’inferno. Per me era comunque chiaro che se fosse esistito un Dio sarei finito all’inferno. Ma venni a sapere qualcosa di ancora più meraviglioso cioè che Gesù, il Figlio di Dio, è venuto per pagare i nostri peccati sulla croce, un’opera completa e per noi del tutto gratuita. E se io lo avessi voluto Lui avrebbe potuto fare di me una persona completamente nuova. Era una cosa che desideravo sperimentare e così accettai il Suo dono di perdono. Chiesi in preghiera a Gesù di venir a far parte della mia vita e di fare di me una persona nuova. Dopo questa preghiera non successe niente, né un sentimento particolare, né qualcosa di “soprannaturale”, eppure sapevo che qualcosa era cambiato. Solo che non avevo ancora compreso bene che cosa fosse. La guardia carceriera mi diede un indirizzo di un’ assemblea cristiana, a cui avrei potuto rivolgermi dopo il mio rilascio. Frequento ancora oggi questa assemblea dove ho anche conosciuto Franz. Lui mi è stato d’esempio per il modo in cui si può vivere la propria fede. Egli ogni giorno si rallegrava di come Gesù Cristo lo aveva salvato dalla morte sicura dalla droga e di come gli aveva donato una vita nuova. Franz esprimeva questa sua gioia e gratitudine raccontando a tutti ciò che Dio aveva fatto per lui. Anch’io sono grato al mio Signore Gesù Cristo per la mia vita nuova.A Lui devo ogni cosa.Sono sposato e ho tre figli, ho una professione e tutto ciò che fa parte di una vita “normale”. Ciò che a me sembrava impossibile, Lui lo ha reso possibile. Scarica gratis il libro Franz, Freaks and Friends dove sono anche gli altri storie delli amici di Franz

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