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Testimoni oculari


Una seconda ragione a favore della attendibilità dei racconti della resurrezione di Cristo nel Nuovo Testamento, è che alcuni furono scritti da testimoni oculari e gli altri sulla base dei loro resconti.


Lo storico Louis Gottschalk, scrivendo a proposito della possibilità di accertare l’accuratezza di una fonte, dice: “La capacità di dire la verità dipende in parte dalla vicinanza del testimone all’evento. “Vicinanza” è qui usata sia in senso geografico che cronologico”.


Gli scrittori del Nuovo Testamento affermarono: “…non siamo andati dietro a favole inventate. Vi abbiamo parlato, invece, di fatti di cui siamo stati testimoni, perché io stesso, con questi occhi, ho visto lo splendore e la gloria di Cristo”
(2 Pietro 1:16).


Essi asserirono che: “Durante i quaranta giorni dopo la crocifissione, Gesù apparve vivo agli apostoli diverse volte, dando loro molte prove della sua resurrezione. In queste occasioni, parlò loro delle cose che riguardavano il regno di Dio”
(Atti 1:3)


Il medico Luca scrisse: “…molti hanno raccontato i fatti accaduti fra di noi, usando come fonte di materiale le informazioni fornite dai primi discepoli e dagli altri testimoni oculari. Tuttavia, caro Teòfilo, avendo ricontrollato tutto scrupolosamente risalendo fino alle origini, mi è parso bene scriverti, perché tu sia sicuro che tutto ciò che ti hanno insegnato è verità” (Luca 1:1-4).



Fattori psicologici


Sebbene i testimoni oculari occupino un posto privilegiato in tribunale, la loro testimonianza diretta viene sempre più valutata alla luce dei fattori psicologici che possono influire sull’individuo: cioè durata del tempo di osservazione, distanza dal soggetto in discussione, capacità visiva, tensione, paura, ecc.


Elizabeth S. Loftus, professoressa di psicologia all’Università di Washington, scrive che “coloro che sono testimoni di eventi paurosi non ricordano i dettagli così chiaramente come quando partecipano ad avvenimenti oridinari. La tensione o la paura scombussolano la percezione e quindi la memoria. La tensione può anche influire sulla capacità di una persona di ricordare qualcosa osservato o appreso durante un periodo di relativa tranquillità”.


I resoconti dei testimoni oculari della resurrezione di Gesù Cristo sono rafforzati dalle conclusioni della professoressa Loftus. Infatti non ci troviamo di fronte a resoconti di fuggevoli visioni avute da uno sconosciuto in uno stato di agitazione o di paura poiché i discepoli conoscevano bene Gesù e Lo amavano. Sebbene abbiano avuto paura nei primi tempi (Gesù dovette dir loro di non aver timore), dovuti alle ripetute apparizioni (Egli si presentò a loro durante un periodo di quaranta giorni), i loro ricordi di quei particolari avvenimenti divennero sempre più sicuri e stabili.


Anche se l’alto numero di testimoni oculari non è garanzia di attendibilità assoluta, sarebbe molto difficile affermare che tutti fecero lo stesso errore di identificazione. Le testimonianze di costoro, tutti concordi nel dire di aver visto Gesù vivo dopo la Sua resurrezione, sarebbero molto convincenti in un tribunale, specialmente se si considera il gran numero di testimoni.


Testimonianza indiretta


Il libro “Handbook of the Law of Evidence (Manuale di Diritto processuale)” di Mc Cormick, un eccellente trattato sull’analisi delle prove, osserva che “il sistema giuridico insiste sulla necessità di usare soltano le fonti di informazione più attendibili; ciò è chiaramente evidenziato dalla norma che richiedce che il testimone di un fatto che può essere percepito dai sensi, non solo deve aver avuto l’opportunità di osservare ma deve aver effettivamente osservato il fatto”.


L’importanza di questa norma sta nel fatto che una testimonianza fondata sul “sentito dire” ha poco peso in un tribunale. Un testimone deve deporre su quelle cose di cui ha conoscenza diretta, non su quelle che gli sono giunte indirettamente da altre fonti.


In merito all’importanza di testimoniare delle cose di cui si ha una conoscenza personale, il dott. Montgomery fa notare che da un punto di vista giuridico i documenti del Nuovo Testamento possono essere considerati “fotni primarie”. Egli scrive che il materiale documentario contenuto nel Nuovo Testamento “deriva direttamente dalla fonte originaria, come viene ribadito dagli stessi autori, i quali affermano: “Noi abbiamo udito la Parola della vita che esisteva fin dal principio. L’abbiamo vista con i nostri occhi, l’abbiamo contemplata e le nostre mani l’hanno toccata! E la vita è stata manifestata e noi l’abbiamo vista; perciò vi annuanciamo la vita eterna, che era con il Padre, e che è stata manifestata a noi. Ciò che abbiamo visto e udito lo proclamiamo anche a voi, affinché anche voi siate uniti a noi, come noi lo siamo al Padre e a suo Figlio, Gesù Cristo” (1 Giovanni 1:1-3).


Conoscenza diretta


Secondo Matteo, autore del Vangelo che porta il suo nome, le prime persone ad essere informate della resurrezione di Gesù furono Maria Maddalena e “l’altra Maria”. Queste donne furono avvertite da un angelo seduto sulla pietra tombale. Se le due donne avessero riferito in un tribunale le parole dell’angelo per provare che Cristo era risorto, la loro testimonianza non sarebbe stata accolta, perché l’avevano “sentito dire”.


Questo è un problema comunque risolto perché più tardi Gesù comparve direttamente alle donne.


In questo modo esse acquistarono una conscenza diretta del fatto che Cristo era risorto dai morti ed a questo punto avevano tutte le carte in regola per poter efficacemente testimoniare in un tribunale. Non avevano assistito direttamente all’evento, ma ne avevano constato il risultato (cioè il Gesù che avevano visto morto, ora era vivo), il che era sufficiente a giustificare la loro conclusione che la resurrezione era di fatto avvenuta.


Matteo racconta che Gesù apparve anche agli undici discepoli.


Se non fosse apparso personalmente anche ai discepoli, essi non avrebbero potuto essere testimoni diretti della Sua resurrezione: avrebbero testimoniato solo per “sentito dire”. Avendo visto Cristo con i loro stessi occhi, la loro testimonianza è legittima e valida a tutti gli effetti.


Luca descrive l’apparizione di Gesù a due uomini che andavano verso il villaggio di Emmaus; essi sono la dimostrazione di quanto rapidamente il “sentito dire” possa cadere in discredito. Questi uomini non avevano creduto alle notizie riportate dalle donne; sapevano che la tomba era stata trovata vuota, ma non credevano che Cristo fosse tornato in vita perché “il corpo di Gesù non c’era più”. E non credettero finché Gesù non si rivelò direttamente anche a loro.


Il libro di Luca, come quelli di Matteo e di Marco si conclude con l’apparizione di Cristo a tutti i discepoli. Gesù era chiaramente consapevole dei sospetti che avrebbe potuto produrre una testimonianza indiretta. Spesso siamo riluttanti a credere a ciò che qualcun altro ha sperimentato; ancor meno siamo pronti a credere a quello che qualcuno ha udito da un terzo.


Il più grande esempio di questa riluttanza ci viene offerto da Tommaso. Nonostante le prove e la testimonianza di uomini che Tommaso conosceva molto bene, la storia della resurrezione di Cristo era per lui ancora incredibile. Voleva vedere di persona ed esigeva una conoscenza diretta prima di poter accettare quello che gli veniva detto.


Resoconti scritti


Le memorie scritte da testimoni oculari sono attendibili? Le norme sull’ammissibilità delle prove dicono che i resoconti scritti dai testimoni sono accettabili se si può dimostrare che “sono stati composti o approvati dal testimone quando il fatto era ancora fresco nella sua memoria e riflette correttamente quanto ricorda” (Federal Rules of Evidence, Rule 803).


Alcuni potrebbero mettere in dubbio che Matteo e Giovanni ricordassero ancora bene gli eventi quando li scrissero. Non sappiamo esattamente quanto tempo dopo quei grandi eventi i discepoli scrissero i Vangeli, ma in ogni caso possiamo affermare con assoluta certezza che l’aver visto di nuovo vivo il proprio Maestro, che tre giorni prima avevano visto morire, deve essere stato certamente un evento indimenticabile.


La presenza di altri testimoni oculari


Una terza ragione a favore dell’attendibilità storica del Nuovo Testamento è che i resoconti della resurrezione erano già in circolazione durante la vita di coloro che furono presenti quando essa avvenne. L’accuratezza di questi resoconti poteva essere quindi confermata o contraddetta.


Quando coloro che scrissero il Nuovo Testamento parlarono della resurrezione, si appellarono a fatti che tutti conoscevano.

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