Calcio è più che solo uno sport. Questa affermazione che è sicuramente vera, viene amplificato nel nostro paese dove i giocatori vengono ufficialmente acclamati come se fossero dei “dei” del pallone. Che il calcio non sia solamente un avvenimento agonistico ma che abbia anche una componente spirituale si può osservare dai tifosi che vanno allo stadio, dove anche il più ateo tra di loro, comincia a pregare per far vincere la sua squadra. Che dire poi delle definizioni che sono state attribuite ad alcuni giocatori. Ci sono alcuni di noi, che si ricorderanno sicuramente di Diego Armando Maradona o di Roberto Baggio, solo per menzionarne un paio, che venivano definiti rispettivamente la mano di Dio e il divin codino. Sempre a riguardo della componente spirituale basta ascoltare i discorsi sul calcio nei differenti Bar italiani dove le persone, riferendosi al loro attaccamento alla propria squadra del cuore, parla di una vera e propria fede che potrebbe essere, rossonera, bianconera o giallorossa.
Nessun dubbio, il calcio e più che solo uno sport è una (nuova) religione. Nonostante che sia vero che la maggior parte dei protagonisti di questo sport sono generalmente molto superstiziosi, dandosi a dei strani e talvolta addirittura ridicoli riti, primi di iniziare una partita, ci sono alcuni che non credano nel dio pallone. Credono in qualcun altro: in Gesù Cristo. Per esempio il difensore della nazionale brasiliana Lucio che come caratteristica ha quella di togliersi la maglietta dopo ogni gol, mostrando al mondo intero la scritta: 100% Jesus. Comunque non è l’unico, anche il suo connazionale Cacau, celebra Gesù dopo un gol in un modo simile.
Ma ci sono tanti altri giocatori dei quali potremo raccontare, calciatori come Gerald Asamoah, al quale i medici avevano diagnosticato un grave problema cardiaco che avrebbe dovuto porre la parola fine alla sua carriera agonistica. Un altra bella storia riguarda. Adhemar anche lui brasiliano, che racconta, come nonostante per anni dipendesse dal consumo di droghe e alcolici è stato liberato attraverso l’amore di Gesù, da queste sue soggezioni distruttive. Poi ci sarebbe anche Zé Roberto, che nacque nelle Favelas brasiliane e che ha trovato tramite la fede in Gesù il modo di uscire dalla miseria. Anche Paulo Sergio ex calciatore della Roma è un cristiano fedele che distribuisce addirittura Bibbie tra compagni e avversari.
Queste sono tutte stelle del calcio che nonostante la loro popolarità, vivono secondo un unico principio il quale venne descritto nel modo più appropriato proprio da Paolo Sergio che disse: “Hai bisogno di più del successo nella vita”. E questo “di più” è Dio perché come lo disse Dirk Heinen: “vivere senza Dio e come giocare a calcio senza pallone”.
Comunque ci viene quasi naturale a fronte di certe affermazioni chiedersi, in che cosa credono veramente queste persone? Si tratta soltanto di una nuova moda spirituale che sta balzando da noi, magari dal Brasile, da dove la maggior parte di questi giocatori provengono? È forse tutto uno show, allestito per raggiungere ancora più popolarità? No, credo piuttosto che il loro sguardo è rivolto semplicemente verso una persona, che evidentemente ha la forza di cambiare in meglio una, la loro vita: Gesù Cristo. Chi è ora questo Gesù? Gesù non è il dio del calcio! È il creatore dei cieli e della terra. Si rivela attraverso la Bibbia come figlio di Dio, il Messia, che è venuto sulla terra “per risplendere su quelli che giacciono in tenebre e in ombra di morte, per guidare i nostri passi verso la via della pace”.Vangelo di Luca 1,79. Egli ci ama così tanto che è morto per noi sulla croce del calvario, espiando con il suo sangue i nostri peccati, le nostre trasgressioni. Lo ha fatto per preservarci dal Giudizio Divino e per donarci vita eterna. Gesù c’è per tutti. Lui ti ama cosi come tu sei. Non importa se sai giocare al calcio o no, credi in Lui.