Intervista ad un Exterrorista

Walid Shoebat – La sua vita in mezzo al conflitto in Medio Oriente. Da bambino lanciava sassi agli ebrei che pregavano al muro del pianto, poi divenne un terrorista e più avanti si dedicò alla causa dell’OLP cercando fondi. Oggi crede in Gesù Cristo. Nella nostra intervista esclusiva Walid Shoebat ci racconta la sua vita durante il conflitto in Medio Oriente. Walid Shoebat, ci racconta. Come è cresciuto?
Walid Shoebat: Mio nonno aveva dei terreni a Beit Sahur, vicino a Betlemme. Era amico di Haj Amin-Husseini, la guida religiosa di Gerusalemme (e collaboratore di Adolf Hitler). Il suo obiettivo era di distruggere la società giudaica nei paesi islamici. Avevo sei anni quando ci fu una guerra dove però vinse l’Israele. Sono cresciuto in una famiglia musulmana, mio padre era un musulmano. Era un Mukhtar, cioè presiedeva il luogo di Beit Sahur. Mia madre era americana, l’aveva conosciuta all’università di Humboldt. Lei decise di seguirlo in Israele. A quei tempi questi lughi facevano parte della Giordania. Mio padre costrinse mia madre a convertirsi all’Islam. Lei tentò varie volte di fuggire e così lui le tolse il passaporto. Non poté più tornare a casa. Ma in cuor suo rimase una cristiana. Si dice che da ragazzino Lei guardava film sull’olocausto mangiando popcorn.
Walid Shoebat: Sì, a casa nostra. La televisione israeliana fece vedere questi documentari per alcuni giorni. A quei tempi c’erano solo due reti televisive: una giordana e una israeliana. Non c’era verso di evitare questa tematica. I film sull’olocausto mi divertivano, perché non credevo che questi massacri fossero successi realmente. A scuola avevamo imparato che tutto questo era solo propaganda ebrea, qualcosa di inventato e di certo non la verità. E così mi guardavo questi documentari col sacchetto di popcorn in mano. Lo trovavamo divertente: "Com’erano riusciti a trovare tanti attori rasati?". Non avremmo mai immaginato che quei corpi fossero reali. Pensavamo soltanto: "Chi ha girato questi film deve essere un genio". Materia di scuola: l’antisemitismo Lei pensava che i film sull’olocausto fossero propaganda. Fu questo a farla arrabbiare e poi diventare un terrorista?
Walid Shoebat: Sì, esatto. È importante vedere come Hitler ‘rapì’ la società tedesca: le ha tolto la cultura, la formazione; le ha fatto così un lavaggio del cervello. Fece apparire gli ebrei come se fossero dei ratti e il suo popolo invece come la grande razza ariana. L’islam fa tuttora la stessa cosa. Nella Germania nazista un ebreo non aveva alcun diritto. Anche nei paesi islamici per gli ebrei è così. Ai tempi di Hitler vivevano nei ghetti, e oggi nei paesi islamici non possono frequentare le strade più grandi ma devono usare vicoli e stradine. Un ebreo non può costruire accanto ad un musulmano e non può nemmeno essere sotterrato accanto ad uno di loro. Si dice che i musulmani siano una razza a sé, persone speciali. Gli ebrei vengono definiti ‘scimmie’. Nelle scuole palestinesi oggi viene fatto esattamente ciò che succedeva nella Germania nazista. Ha appreso questa condotta a scuola?
Walid Shoebat: Sì. Vieni derubato della cultura. L’educazione si può paragonare a quella del regime di Hitler: devi prendere la posizione del mondo islamico nella lotta contro il giudaismo. Corrisponde esattamente alle dichiarazioni di Maometto nella Hadith: "Combatterete contro gli ebrei e li ammazzerete finché non si nasconderanno. Ma la pietra e l’albero diranno: ‘O musulmano, o servitore di Allah, un ebreo si nasconde dietro di me. Vieni ed uccidilo!’". Lei divenne un terrorista. È stata una decisione sua oppure la conseguenza dell’indottrinamento a scuola?
Walid Shoebat: Fu a causa dell’indottrinamento. Ma non l’avevamo solo a scuola. L’indottrinamento è nella cultura, nelle moschee, nei giornali, nei media, nelle strade in forma di graffiti. O nelle canzoni, nell’arte – in poche parole in tutto. Tutto è antisemita, tutto. Quando tornai a visitare la mia patria non riuscii a scovare un metro di muro senza graffiti, indipendentemente se fosse una cosa o un muro. E questo nel 2006 non è cambiato?
Walid Shoebat: No. Ci sono ovunque i graffiti che dicono: "Uccisione degli ebrei", "Distruzione degli ebrei", "Rivoluzione", "Guerra". "Poi gettai la bomba…". Il lavaggio del cervello funzionò: Walid Shoebat non si limitò a lanciare sassi contro i devoti ebrei lungo il muro del pianto: divenne un terrorista. Ad un certo punto Lei stesso diventò un terrorista. Quali furono le azioni che eseguì ?
Walid Shoebat: Si inizia con le piccole cose e si finisce con le grandi. Cominciai tirando sassi ed alla fine mi ritrovai in carcere perché ero andato a trovare un fabbricatore di ordigni esplosivi a Gerusalemme. Mi aveva fabbricato una bomba con timer. Per via dei blocchi di controllo nella città vecchia e alle porte, dovetti nasconderla in un pezzo di pane. Volevo farla saltare in aria nella banca israeliana Leumi. Ma c’erano dei bambini arabi lì vicino e non li volevo ferire. Così lanciai la bomba sul tetto della banca. Esplose cinque minuti dopo. Vidi un’enorme colonna di fumo e corsi a casa. Dopo tre giorni venni a sapere che nessuno era stato ferito. Per la prima volta capii come ci si sente con le mani sporche di sangue. Ma per fortuna non ci furono morti. E io le ho viste queste cose, anche persone morte durante dimostrazioni. Al momento di questo attentato Walid aveva 16 anni. In un altra occasione si trovò con un collega e per poco non uccise un soldato israeliano intento a prendere un lanciatore di sassi. L’avevano colpito con un manganello tanto da farlo sanguinare abbondantemente, racconta Shoebat. Qualcuno venne in suo soccorso e così si salvò. Poi se ne andò a Chicago e divenne ‘fundraiser’ per l’OLP. Cosa faceva di preciso?
Walid Shoebat: A Chicago collaboravo al "Loop College" ad un programma governativo per studenti arabi. Ero il presidente per il collegamento palestinese e lavoravo in qualità di traduttore. In inglese recitavo il mio ruolo, in arabo dicevo la verità. Così organizzammo un party per raccogliere fondi. In arabo dicemmo che era per l’OLP, cosa che corrispondeva alla verità. Nella traduzione inglese dichiaravamo di voler sostenere la cultura, perché avevamo bisogno di soldi. Fu così che riuscimmo ad ottenere soldi anche dall’ ”Esercito della Salvezza" americano. Oppure organizzavamo dimostrazioni palestinesi ed islamiche a Chicago. Insomma tutte cose di questo genere. Arrivò il giorno in cui divenne un cristiano. Come avvenne? Non è un cambiamento del tutto normale.
Walid Shoebat: No, non è un cambiamento comune. Ero sposato con una donna cattolica e volevo convertirla all’islam. Le spiegai il corano dicendole quanto fosse fantastico questo libro. Lei mi disse che non sapeva per quale motivo avrebbe dovuto lasciare la sua religione. Le dissi: "La tua religione è corrotta. Sono stati gli ebrei a far sì che ciò avvenisse. Gli ebrei hanno ucciso i profeti. Come puoi fidarti di loro?" Lei mi rispose: "Puoi farmi vedere i problemi nella Bibbia?" Così me ne procurai una e trovai la storia del re Davide e di Batseba. Dissi a mia moglie: "Guarda qui. Come può un profeta fare una cosa simile con una donna e poi ammazzarle anche il marito? Maometto non ha mai fatto nulla di simile!". Poi lessi ancora nel corano e trovai la storia del figlio adottivo di Maometto: Maometto era voluto andare a letto con la moglie di lui… Avevo sempre parlato bene del corano. Ma poi scoprii che c’erano scritte anche storie di questo genere. Perché Maometto era voluto andare a letto con la moglie del figlio adottivo? Invece nella Bibbia è scrittol profeta Natan che andò da Davide dicendo: "Che ne pensi di un uomo che si prende la donna di un altro e poi le uccide il marito?". Natan gli disse poi: "Sei tu quel uomo!" e Davide si pentì. Ci furono dei castighi per lui. Il corano non parla di nulla di simile. Quel che fece Maometto viene dunque ritenuto una cosa buona. Così, guardandomi allo specchio mi dissi: "In fondo  neanche io sono perfetto". Ripresi in mano la Bibbia e lessi d’Israele e di come Dio avesse guidato questo paese nel passato e di come aveva predetto le cose. Aveva descritto tutto proprio così come sarebbe avvenuto un giorno. Si rivelò così un Dio della profezia, un Dio che nel passato aveva visto il futuro. Ci sono 8.352 versetti nella Bibbia che trattano le profezie, di cui una gran parte si sono già avverate. Riconobbi di essere io stesso cattivo e non gli ebrei come mi era stato insegnato. Perché da bambini lanciavamo sassi contro gli ebrei? Perché piazzavamo le bombe? Non avevo mai conosciuto un ebreo, mai parlato con uno di loro. Eppure odiarli era una passione. Ma perché? Perché qualcuno li aveva marchiati come nemici. Quel qualcuno è Satana. È il distruttore di tutti, anche dei musulmani. Ci odia. Così cominciai a comprendere i suoi propositi. E questo è il problema dell’Islam. Non ci si occupa di lui, non si sa chi è e le cose tremende che fa. Satana viene descritto come uno stupido. La sua missione sembra sia quella di indurre a bere, giocare e peccare. Ma non è questa la sua missione. Il suo scopo è di impedirci di vedere Dio. Cominciò agli inizi della storia del mondo, nella Genesi. Ma il peccato originale manca nel corano. E se non c’è il peccato originale, non c’è neanche bisogno di redenzione. Comunicai la mia decisione ad un diplomatico di Arafat. Ma tutto ciò che poteva dirmi era che avevo tradito la mia religione ed il mio popolo. Anche la mia famiglia mi ripudiò. Si sono voltati contro di me e mi hanno tolto i beni terrieri che avevo in patria. Ho imparato che essere cristiani è collegato alla sofferenza. Si sente un po’ come Mosè nel deserto?
Walid Shoebat: In un certo senso sì. Vengo a conoscenza delle ansie che affliggono cristiani ed ebrei messianici. E posso immaginare come si sentiva Mosè. A volte le persone mi dicono che quando parlo non dovrei fare continui riferimenti alla Bibbia. Ma come potrei non farlo? Mosè salì fin sul Monte Sinai per farsi dare le tavole della legge. E poi il popolo disse: "Vieni giù, abbiamo un nostro dio!" – il vitello d’oro. A volte mi sento così. Le persone vogliono trovare insieme una via pacifica, ma al di fuori della Bibbia. Come si può avere pace se non ci si interessa a quello che Dio ha detto riguardo ai vari paesi?
Intervista di Daniel Gerber.

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